Se per l’Italia il passaggio al digitale terrestre è stata una vera rivoluzione, quella che si appresta a varcare le soglie delle nostre case è altrettanto importante, anche se meno drastica. Si, perché entro il 2022, tutte le trasmissioni veicolate in Italia utilizzeranno lo standard DVB-T2, ovvero la seconda generazione del digitale terrestre. Il passaggio si è reso necessario per la necessità di liberare alcune frequenze finora utilizzate dalle reti televisive, che l’Europa ha assegnato invece agli operatori attivi sul 5G.
In gergo è conosciuta come “armonizzazione dei sistemi” e prevede che tutti gli stati membri utilizzino le medesime frequenze per veicolare i canali, una sorta di autostrada uguale per tutti, in quanto a qualità. La teoria è che chiunque, passando dal proprio paese ad uno estero, possa continuare ad utilizzare i propri apparecchi, senza doverne comprare dei nuovi per adeguarsi alle norme e ai codec più diffusi in quel determinato luogo.
Ad oggi, in Italia abbiamo emittenti radio nella banda da 88 a 108 Mhz, i telefoni cellulari in varie bande da 900 Mhz a 1.5Ghz e la TV digitale terrestre in una banda che va dai 474 Mhz agli 866 Mhz, ovvero la vecchia UHF che si usava per la televisione analogica. Il piano di riassetto delle frequenze europeo destinate alla telefonia 5G assegna agli operatori alcune frequenze nella banda 700 Mhz, finora occupate dai multiplex delle trasmissioni televisive. Per non interferire, nessuna emittente potrà più diffondere contenuti su tali frequenze, che dovranno essere liberate per lo sviluppo e il consolidamento del 5G. Il punto cruciale è che, per risolvere il problema, non servono nuove frequenze ma ripescare le residue non sfruttate.
Per poter ricevere i nuovi segnali, che sostituiranno in tutto e per tutto gli odierni dal 1 gennaio 2022, ci sarà bisogno di dispositivi compatibili, ovvero tutti quelli acquistati dopo il 1 gennaio del 2017. Chiunque però avesse in casa un modello precedente potrebbe comunque accedere ai canali grazie al supporto al formato MPG4, che è alla base dell’ottimizzazione prevista dall’Unione Europea.
Se il sistema DVB prevedeva la compressione delle immagini in MPG2, con il DVB-T2 si passa al MPG4. Per quali motivi? Il cambio di passo permetterà di risparmiare peso sui filmati senza ledere sulla qualità, riducendo dunque il numero delle frequenze necessarie a parità di canali trasmessi. Le possibilità a questo punto sono due: o si acquista un nuovo televisore oppure un codec apposito, simile a quello del primo digitale. Ovviamente la prima scelta vale in termini assoluti, vista la comodità di avere un solo apparecchio da accendere e spegnere, ma la strada del decoder resta percorribile nel caso si volessero risparmiare diverse decine di euro. Nel frattempo, il governo italiano ha deciso di sostenere le famiglie con un bonus di 25 euro da stanziare proprio per l’acquisto di decoder o TV che supporti il nuovo standard. Non è molto, è vero, ma almeno un incoraggiamento di cui dovremmo sentire solo benefici, visto che una delle “promesse” del DVB-T2 è che tutti i canali di trasmissione saranno almeno in HD (per il 4K ci vorrà ancora un po’, senza dover cambiare nulla però).