Le sfide poste da hacker e cyber-criminali alle infrastrutture tecnologiche di un paese si fanno sempre più ardue e pericolose, e per meglio prepararsi a questo scenario futuro (futuribile?) l’intelligence italiana arruola i giovani interessate a lavorare al servizio delle istituzioni contro la “minaccia cibernetica” prossima ventura.
Quella che nei giorni scorsi è stata pubblicata sul sito del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica sembra infatti una vera e propria chiamata alle armi, o in questo caso cyber-armi, dove giovani diplomati e laureati nel settore ICT possono mettersi in gioco condividendo il loro curriculum con gli uffici del governo italiano che si occupano di sicurezza informatica e telematica.
Per entrare a far parte dell’intelligence anti-hacker servono naturalmente “competenze ed esperienze nei settori della ricerca, monitoraggio, analisi e contrasto della minaccia cibernetica”, quindi un’esperienza generica come professionisti dell’IT non è un biglietto da visita sufficiente a superare le selezioni previste dall’iniziativa.
L’intelligence dice in particolare di apprezzare “le capacità di analisi nel settore cyber con riferimento ai contesti geopolitici”, le “conoscenze degli strumenti e delle tecniche relative al data mining, all’analisi del web, dei social media” e le competenze “nell’analisi strutturata di ingenti quantità di dati su database complessi.”
Per che cosa verranno impiegati i nuovi analisti “junior” così reclutati? Il loro compito viene comprensibilmente descritto in termini piuttosto generici, con l’annuncio che parla di “tutela degli interessi strategici nazionali in campo politico, militare, economico, scientifico e industriale”, della protezione del sistema Paese, delle “infrastrutture critiche” e della “sicurezza informatica nazionale”.
Il governo ci tiene poi a precisare che la nuova chiamata alle armi non è un concorso pubblico e non viene gestito come tale, visto che i curriculum spediti in tempo verranno vagliati, selezionati e infine scelti in autonomia dagli ufficiali preposti allo scopo. C’è posto per un centinaio di nuove leve, che verranno poi progressivamente destinate alle tre diverse agenzie dell’intelligence (Dis, Aise, Aisi) per occuparsi della cyber-difesa italiana.
I cento analisti andranno infine ad aggiungersi al personale già reclutato nel 2016, dove le candidature da smaltire furono 4.000. Né l’intelligence dice di voler limitare lo sforzo di reclutamento alla sola selezione in oggetto, visto che gli ufficiali faranno scouting nelle università italiane e prenderanno in esame anche le candidature spontanee laddove pertinenti con i ruoli disponibili.
Per candidarsi a un posto nell’intelligence italiana occorre registrarsi sul portale ufficiale a questo indirizzo entro l’8 marzo 2018, e poi seguire le istruzioni ricevute via posta elettronica.