La recente e rapida diffusione del Coronavirus, oltre ad aver coinvolto il personale sanitario, ha danneggiato numerosi settori e aziende, obbligando molti dipendenti ad adattarsi alle nuove condizioni lavorative imposte dal lockdown e a utilizzare sempre più frequentemente lo smart-working.
Secondo uno studio condotto da Avira, anche l’istruzione ha sofferto a causa della pandemia e della conseguente sospensione delle lezioni. Il 64% degli italiani impiegati nel settore dell’istruzione sottoposto al sondaggio, infatti, ha dichiarato di aver intensificato il lavoro da casa durante il lockdown. Un dato, questo, che non sorprende se si pensa a quanti docenti hanno usufruito di piattaforme come Zoom per poter continuare ad insegnare durante quel periodo.
Il 62% degli impiegati nel settore dell’istruzione ha modificato anche il modo di interagire con i propri dispositivi digitali.
Tuttavia, la pandemia da COVID-19 non ha solo fatto lavorare di più. Lo stesso studio ha evidenziato che il 62% degli impiegati nel settore dell’istruzione ha modificato anche il modo di interagire con i propri dispositivi digitali, utilizzando PC e smartphone più spesso. La stessa tendenza si osserva anche in relazione al settore amministrativo (57%) e finanziario (63%).
Il 57% dei dipendenti del settore dell’istruzione ha adeguato la propria dotazione tecnologica alle nuove condizioni lavorative.
Con le scuole e le università chiuse, il 57% dei dipendenti del settore dell’istruzione ha adeguato la propria dotazione tecnologica alle nuove condizioni lavorative. Di questi, il 53% ha acquistato un nuovo computer o dispositivo personale durante il lockdown, uno dei tassi più alti dei nuovi acquisti registrati tra i vari settori lavorativi analizzati dallo studio.
Il 71% degli italiani dipendenti nel settore dell’istruzione si dichiara pronto all’acquisto di ulteriori strumenti tecnologici.
Per essere meglio preparati al lavoro da casa, anche in vista di futuri lockdown, il 71% degli italiani dipendenti nel settore dell’istruzione si dichiara pronto all’acquisto di ulteriori strumenti tecnologici. Nello specifico è il computer il dispositivo digitale più desiderato dal personale scolastico tanto che ben il 35% lo acquisterebbe al fine di creare migliori condizioni per lavorare da remoto.
Sebbene la didattica a distanza abbia l’indubbio merito di mantenere integro il diritto fondamentale all’istruzione in tempo di lockdown, essa non è tuttavia esente dai pericoli e dai rischi tipici della tecnologia. La crescente popolarità di Zoom, infatti, ha attirato sempre più intrusi e malintenzionati che hanno cercato di individuare e sfruttare le vulnerabilità dell’app. Uno dei maggiori problemi di sicurezza a cui le app per videoconferenze devono far fronte ad oggi è il cosìddetto “Zoombombing” caratterizzato dall’intrusione di partecipanti indesiderati o non invitati con il fine di disturbare o interrompere la conferenza. Costretti a passare alle lezioni online, docenti e insegnanti sono stati fra i primi a sperimentare il fenomeno, a volte impreparati a gestire situazioni di questo tipo.
Come il lockdown ha cambiato le abitudini digitali degli italiani