Avrete sicuramente sentito parlare di WhatsApp, l’app di messaggistica con più di 1,5 miliardi di utenti attivi al mese. E probabilmente avrete sentito parlare anche del GDPR, il Regolamento generale sulla protezione dei dati.
Vi potreste chiedere allora che cosa c’entri l’uno con l’altra. Ebbene, a causa del GDPR, che è diventato esecutivo il 25 maggio dopo un lungo periodo di transizione, potrebbero presentarsi alcuni problemi legali associati all’uso della vostra app di messaggistica preferita.
WhatsApp: che problema c’è?
Iniziamo con la buona notizia: WhatsApp non salva nessuna chat o immagine dei propri utenti sui suoi server. I messaggi sono anche crittografati, il che rappresenta un ulteriore punto a favore.
E ora la cattiva notizia: l’applicazione invia ogni singola voce della rubrica dei suoi utenti ai propri server, che naturalmente si trovano negli Stati Uniti. Ciò viene fatto principalmente per sincronizzare i dati e controllare chi è già registrato, in modo da consentire agli utenti di connettersi tra loro con maggiore facilità. E se questo è comodissimo per voi e per me, significa però che finiranno nelle mani di WhatsApp anche i dati provenienti da persone che non hanno mai voluto usare l’app.
E il fatto è che, in base al GDPR, questo non è generalmente più consentito. L’utente, in qualità di proprietario dello smartphone, dovrebbe chiedere l’autorizzazione a tutte le persone della sua rubrica prima che i loro dati vengano legalmente trasferiti ai server statunitensi. Ora capite il problema, no?
Questo significa che è vietato l’uso di WhatsApp?
Per fortuna non dovete preoccuparvi troppo: secondo l’articolo 2, paragrafo 2c del GDPR, “il presente regolamento non si applica al trattamento dei dati personali effettuato da una persona fisica nell’ambito di attività a carattere esclusivamente personale o domestico”. Questo significa che se usate l’app solo per scopi privati siete perfettamente in regola. Non è fantastico?
La questione sembra invece diversa per le grandi o piccole aziende che utilizzano WhatsApp per restare in contatto con i clienti. In tal caso, a causa dei dati raccolti e memorizzati sui server statunitensi, il proprietario del telefono dovrebbe ottenere l’autorizzazione da tutta la sua rubrica, un’operazione non realizzabile proprio facilmente. Lo stesso vale tra l’altro per WhatsApp Business, un’app che aiuta le aziende a gestire più facilmente il servizio clienti.
Cosa si può fare?
Se siete privati cittadini potete andare avanti come prima, dovreste essere a posto. Potreste pensare di usare un’altra app di messaggistica, perché le pratiche adottate da WhatsApp non vi convincono, ma questo è tutto.
Se invece siete un’azienda più o meno grande e volete andare sul sicuro, dovreste smettere del tutto di utilizzare WhatsApp. Se vi affidate a un’app del genere per la gestione del vostro lavoro quotidiano, esistono alternative quali Threema e Signal, che dovrebbero essere entrambe sicure da utilizzare.